La produzione di carne di pollo è cresciuta notevolmente negli ultimi decenni, diventando una delle principali fonti di proteine animali a livello mondiale. Questo aumento della domanda ha portato allo sviluppo di sistemi di allevamento intensivo, che pur risultando efficienti dal punto di vista produttivo, hanno un impatto ambientale significativo. Sebbene l’impatto del pollo sia generalmente inferiore a quello di altre carni, come manzo o agnello, esistono comunque diverse criticità da considerare.

La produzione di carne di pollo contribuisce all’emissione di gas serra, sebbene in misura minore rispetto ad altri animali da allevamento. Secondo la FAO, produrre un chilogrammo di carne di pollo genera circa 6-7 kg di CO₂ equivalente, mentre il manzo può arrivare a oltre 27 kg. Tuttavia, su larga scala, il contributo complessivo del settore avicolo resta rilevante, soprattutto considerando l’enorme volume di produzione globale. Le emissioni derivano principalmente dalla produzione e dal trasporto dei mangimi (a base di soia e di mais), dalle deiezioni animali e dal consumo di energia negli allevamenti e nei macelli.

La filiera avicola richiede grandi quantità di acqua e di suolo. Anche se il pollo ha un’efficienza di conversione del cibo in carne superiore rispetto ad altri animali (circa 1,6 kg di mangime per 1 kg di carne), la quantità di risorse impiegate resta importante. Inoltre, la coltivazione di mangimi per il pollame contribuisce alla deforestazione, soprattutto in paesi come il Brasile, dove vaste aree vengono disboscate per coltivare soia destinata all’allevamento.

Le deiezioni prodotte dai polli contengono elevate concentrazioni di azoto e di fosforo, che, se non gestite correttamente, possono contaminare il suolo e le acque sotterranee. Inoltre, l’uso di antibiotici negli allevamenti può contribuire alla diffusione di antibiotico-resistenze nell’ambiente, una delle principali minacce alla salute pubblica secondo l’OMS.

La produzione industriale intensiva comporta l’allevamento di milioni di polli in spazi ristretti, con impatti sia etici che ecologici. L’allevamento intensivo riduce la biodiversità genetica (poiché si utilizzano solo alcune razze altamente produttive) e può generare problemi sanitari che richiedono interventi veterinari massicci.

In conclusione, pur essendo una fonte proteica più sostenibile rispetto ad altre carni rosse, la produzione di carne di pollo ha comunque un impatto ambientale non trascurabile. Ecco perché, da diversi decenni ormai, abbiamo deciso di orientarci verso una forma di allevamento sostenibile e distensiva, di migliorare le pratiche agricole e di rendere più organizzata l’efficienza della filiera, in modo da contenere, se non da ridurre, tali effetti. Perché, alla fine, è la consapevolezza del consumatore a giocare un ruolo chiave nel promuovere un sistema alimentare più rispettoso dell’ambiente.