Con l’arrivo di settembre i campi si tingono di oro. Le pannocchie ondeggiano leggere al vento, quasi volessero salutare l’estate che lentamente lascia il posto all’autunno. È il momento che attendiamo da mesi: la raccolta del mais. Un gesto che si ripete ogni anno, ma che ogni volta porta con sé la stessa emozione, perché racchiude il senso profondo del nostro lavoro e del nostro legame con la terra.
Il mais non è soltanto un cereale: per noi è vita, energia, promessa di nutrimento sano. Camminare tra i filari e osservare i chicchi pieni e brillanti significa vedere concretizzarsi l’impegno di una stagione intera. La natura ci ricorda che nulla avviene in fretta, che ogni frutto ha bisogno del suo tempo. Così come i nostri animali, anche il mais cresce seguendo i ritmi che la terra detta.
La raccolta richiede cura e attenzione: il chicco deve avere la giusta umidità, superiore al 16%, per poter essere conservato al meglio. Non è solo una questione tecnica, ma un atto di rispetto. Rispettare il seme significa rispettare gli animali che ne trarranno nutrimento e, di conseguenza, le persone che porteranno in tavola le nostre carni.
Una parte delle pannocchie viene conservata intera, come si faceva una volta. È un’immagine che racconta tradizione: le spighe accatastate, l’odore della granella, il rumore secco dei chicchi che si staccano sotto la macina. Ogni fase custodisce una memoria antica, che vogliamo preservare e tramandare. Non ci affidiamo a mangimi anonimi o lontani, ma scegliamo di nutrire i nostri polli e le nostre faraone con ciò che nasce dai nostri campi. Così possiamo garantire trasparenza, qualità e autenticità.
Il mais è la base della loro alimentazione, il cuore calorico che dona energia. Ma non è solo. Accanto a lui ci sono il frumento, l’orzo, l’avena e la soia: un mosaico di nutrienti che rendono la dieta varia e completa. Questa scelta non è la via più semplice né la più veloce, ma è quella più giusta. Perché lascia agli animali il tempo di crescere lentamente, in modo naturale, senza forzature.
E così, il raccolto che oggi portiamo a casa sarà domani il cibo che accompagnerà la crescita dei nostri polli e delle nostre faraone. Ogni chicco racconta una storia di attenzione e di amore per il lavoro ben fatto. Non è soltanto agricoltura: è una promessa mantenuta, dal campo alla tavola, di un cibo che sa di rispetto, di natura e di verità.